3D TV: l'araba fenice

A volte ritorna: la tv tridimensionale, con la sua storia lunga e travagliata, è una tecnologia che nel tempo ha conosciuto alterne fortune. Non deve stupire lo stato di quiescenza in cui si trova oggi, dopo il revival degli ultimi anni: la 3D TV, ne siamo certi, è destinata a rinnovarsi e a riproporsi in un futuro non lontano. Alla sua base ci sono le intuizioni del fisico inglese Charles Wheatstone, inventore nel 1838 della stereoscopia, ovvero della tecnica che permette di creare l’illusione della tridimensionalità a partire da una coppia di immagini. Ma le sue prime applicazioni risalgono al secolo successivo, con le prime sperimentazioni della TV stereoscopica realizzate nel 1928 da John Logie Baird a Londra. 

Da allora, le tecnologie 3D hanno vissuto cicli di popolarità e di oblio. Ne è un esempio il cinema 3D, con il suo boom a cavallo degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso e con il suo riemergere, grazie al digitale, negli anni 10 del nuovo millennio. Il più recente punto di svolta è stato nel 2009, con l’uscita del primo capitolo di Avatar, la saga fantasy diretta dal regista americano James Cameron. La grande popolarità del film ha spinto le major a produrre una versione 3D di un buon numero di pellicole, poche delle quali però avevano quello stesso plus spettacolare-emozionale. In sala gli spettatori sembrarono disposti a superare la naturale riluttanza per gli occhialini da indossare per gustarsi l’effetto 3D, ma non quella per la maggiorazione sul biglietto d’ingresso. Con il risultato che il revival per il 3D al cinema è durato solo pochi anni. 

Il rinnovato entusiasmo per il formato suscitato nei primi anni Dieci ha avuto forti riflessi anche nel settore TV. Grazie alle caratteristiche e alle potenzialità dei televisori digitali, e agli investimenti nella produzione di contenuti 3D, in pochi anni abbiamo assistito ad una rapida diffusione di questa tecnologia. Secondo la società di ricerca e consulenza DisplaySearch, le vendite mondiali di televisori 3D hanno segnato i 2,2 milioni di modelli nel 2010, con un aumento progressivo impressionante negli anni successivi: 24,1 milioni nel 2011 e addirittura i 41,5 milioni nel 2012, a dispetto di prezzi di vendita superiori a quelli dei normali televisori HD. A sostenere le vendite dell’hardware, i contenuti cinematografici e quelli non meno spettacolari realizzati dai broadcaster di tutto il mondo: accanto a film, show e documentari, era soprattutto lo sport – tra Mondiali di calcio e partite di coppa, basket o golf – a trainare il settore. In termini di apparecchi venduti e di prodotti realizzati, si sono raggiunte cifre importanti, ma non sufficienti evidentemente a garantire la sostenibilità economica della 3D TV. E la progressiva riduzione dei titoli cinematografici realizzati con questa tecnologia ha fatto il resto, spingendo l’industria a ridurne progressivamente il supporto. Siamo ancora lontani, peraltro, dalla possibilità di superare il maggiore ostacolo per la fruizione domestica dal telespettatore: gli occhialini, indispensabili per percepire l’effetto 3D. La ricerca in questo campo si muove verso i display 4K autostereoscopici, ma le sperimentazioni in corso sono ancora in fase embrionale. 

Il 3D, in questa fase, sembra essere destinato a svilupparsi in ambiti diversi da quello televisivo. Nei settori della realtà virtuale ed aumentata, e con il traino del gaming, ad esempio. Ma gli sviluppi tecnologici attuali e futuri lasciano ampi margini alla possibilità di un suo ritorno in auge. Sarà la volta buona?