Faq

Uno schermo curvo ha un alto impatto stilistico nell’arredo di un ufficio o una casa. Nel Consumer Electronic Show di gennaio 2014 gli schermi curvi sono stati tra le maggiori attrazioni. Al momento, si tratta di prodotti di altissima fascia, in tecnologia OLED. Questa circostanza, unita alla necessità di applicare complessi circuiti di elaborazione dell’immagine per compensarne le distorsioni, ne faranno ancora per molto tempo un prodotto di elite.

Il nome SmartTV è riservato, per motivi di copyright,  ad una precisa linea commerciale di un fabbricante di TV. In generale, si deve parlare di TV connesso. Con un tale apparato,  non solo  si possono ricevere programmi trasmessi via Internet, ma  si possono eseguire dei widget, che sono l’equivalente delle app in un tablet o in uno smartphone. E’ anche possibile navigare, con un widget che apre un browser simile a quello utilizzato nei PC. Occorre tenere presente, tuttavia, che mentre la navigazione è abbastanza agevole con un telecomando classico a tasti, l’inserimento di dati e stringhe testuali di ricerca può essere complicato se effettuabile solo con la tastiera virtuale che appare sullo schermo. Alcuni TV prevedono un telecomando touch, che all’occorrenza può anche presentare una sua tastiera virtuale. Addirittura, il telecomando touch può essere costituito da un tablet o da uno smartphone pilotato da un’app resa disponibile dal fabbricante di quel TV. 

Non è corretto dire che bisogna collegare il TV al cavo (meglio, doppino) telefonico. E’ corretto, invece, dire che il TV va collegato  ad un apparato di accesso a Internet. Nella maggior parte delle case tale apparato è un router ADSL,  che accede a Internet attraverso il  doppino telefonico ed è in grado di instradare su di esso i dati richiesti o generati da tutti i dispositivi smart (computer, tablet, smartphone, TV) presenti in casa o in ufficio,  da/verso Internet. Potrebbe però trattarsi anche di un router di accesso in fibra ottica, connesso a Internet senza l’intermediazione della rete telefonica classica.  

Il collegamento tra televisore e router può avvenire mediante cavo RJ45 (e allora il TV deve avere un’apposita presa Ethernet) oppure mediante il WiFi (e allora il TV deve avere  la funzionalità WiFi). Gli attuali router hanno sia la funzionalità Ethernet, sia la funzionalità senza fili, indispensabile – tra l’altro – per l’accesso a Internet da tablet e smartphone. I TV hanno entrambe le funzionalità solo per alcuni modelli di fascia medio-alta. 

Certo! Un televisore 3D è in grado di visualizzare anche programmi 2D, ossia SD, DVD (che sono in formato 576p) e HD. Proprio per questo un televisore 3D ha, generalmente, un tasto di commutazione dal modo 3D al modo 2D. Naturalmente, un televisore solo HD, non è in grado di visualizzare programmi in 3D. A seconda delle scelte tecnologiche relative alla rappresentazione di un segnale 3D, un televisore HD che riceva un segnale 3D lo visualizzerà con due immagini una accanto all’altra (side-by-side) oppure una sotto l’altra (top-bottom) oppure frammentate e disposte “a mattonelle” (tiled) oppure potrebbe non visualizzare nulla. E’ quello che accadrebbe anche con un televisore 3D in cui si sia erroneamente impostato il modo 2D.

Cominciamo con l’escludere il caso ovvio, di tre televisori di identica diagonale, messi uno accanto all’altro: esiste una certa distanza alla quale è possibile capire se essi presentano immagini a risoluzione diversa. Concentriamoci sul caso di un solo televisore. Per capire la differenza tra HD e Ultra HD, ma anche tra SD e HD, c’è un criterio oggettivo che è quello della distanza minima alla quale uno spettatore dotato di visus normale percepisce l’immagine del televisore senza sgranature. Tale distanza dipende – ovviamente – non solo dalla risoluzione, ma anche dalla diagonale del televisore. Esistono delle apposite tabelle a riguardo. Senza scomodare tabelle, possiamo fare un caso pratico che rende l’idea. Immaginiamo di avere un TV di 42″ su cui è presente un’immagine e poniamoci ad una distanza tale da vedere l’immagine senza sgranature. Avviciniamoci progressivamente: se arrivati ad una distanza di circa 150cm, l’immagine comincia a “sgranare”, si tratta di definizione standard, altrimenti si tratta di alta definizione. Se mi avvicino a circa 75 cm, e l’immagine è ancora senza sgranature, sono di fronte ad un’immagine 4K.

Al momento non ci sono le risorse di banda necessarie per poter diffondere canali né in 4K, né tantomeno in 8K. E’ bene, tuttavia, considerare che il problema non è legato solo alla banda, ma anche alla predisposizione di tutta la filiera di produzione, post-produzione, distribuzione e diffusione. Per il 4K esiste, al momento, un canale sperimentale “bandiera” messo in onda da ciascuno dei principali operatori satellitari. C’è peraltro anche un problema di disponibilità di contenuti, ossia di materiale televisivo prodotto in 4K. È prevedibile che – entro il 2018 – possa partire qualche trasmissione televisiva in 4K. È puro esercizio futuristico fare previsioni sulla disponibilità di trasmissioni in 8K.

I due termini non indicano esattamente la stessa cosa. Con ‘UltraHD’ si designa qualsiasi risoluzione che vada “oltre l’HD”, ossia superiore alla definizione 1080×1920 (detta anche 2K). La risoluzione 4K (con il doppio di righe e il doppio di colonne della 2K, quindi risoluzione quadrupla della 2K) è una particolare versione di UltraHD e viene denotata anche con la sigla UHD-1. Un altro formato UltraHD prevede la 8K ovvero UHD-2, una risoluzione quadrupla della 4K. Da circa un anno, la risoluzione 4K è disponibile nei televisori di fascia alta ma per il momento è fruibile solo attraverso canali via satellite oppure attraverso appositi mediaplayer, nel cui hard-disk sia stato precedentemente telecaricato un contenuto 4K. Vale la pena ricordare che la 4K è la risoluzione del cinema digitale, che si sta progressivamente diffondendo nelle sale in Italia e che prevede il telecaricamento dei film via satellite. La risoluzione 8K è disponibile in schermi prototipali e può ancora essere fruita soltanto con contenuti da riprese sperimentali. Al momento è visibile soltanto in occasione di demo, fiere ed eventi. La UltraHD non è solo un fatto di risoluzione spaziale degli schermi (numero di pixel), ma anche di maggiore profondità cromatica, di maggiore risoluzione temporale (numero di quadri al secondo; non più i 25 o 50Hz della HD, ma anche 100Hz e oltre). Anche l’audio diventa ad altissimo grado di coinvolgimento, venendo fornito in versioni da 11 o da 22 canali.

Certamente, si tratta di programmi e film in formato digitale, altrimenti non potrebbero nemmeno attraversare la rete Internet. Possono essere a definizione standard (SD), ma spesso anche a definizioni minori (soprattutto quando il terminale è uno smartphone), oppure ad alta definizione. Dei due formati disponibili per l’alta definizione, normalmente viene scelto il formato 720p (mentre per la televisione radiodiffusa, il formato preferito è il 1080i). Va detto, però, che ormai da qualche tempo i programmi e i film via Internet vengono distribuiti in modalità adaptive streaming: l’effettiva definizione viene decisa dal server sia in base al tipo di terminale di fruizione, sia in base alla banda effettivamente disponibile – in successivi intervalli di tempo – in un determinato collegamento in streaming.

Bisogna innanzitutto dire che la piattaforma satellitare è in grado di diffondere un numero di canali molto superiore alla piattaforma terrestre. La ragione è prettamente tecnologica, ossia dovuta all’intrinseca maggiore capacità di banda del satellite. Ad esempio, in una tipica regione italiana sono ricevibili tra 200 e 300 programmi mediante il digitale terrestre, mentre puntando la propria parabola verso un determinato satellite sono ricevibili oltre 1000 programmi. A questa ragione tecnologica, se ne aggiunge una di mercato: la banda di trasmissione del digitale terrestre è molto affollata, quindi è costoso reperire banda per trasmettere un canale ad alta definizione, mentre sul satellite la banda è disponibile e certamente più a buon mercato che sul terrestre. Tuttavia, si può prevedere che gradualmente l’Alta Definizione soppianterà la definizione standard su tutte le piattaforme,, con il progressivo affermarsi di tecniche di compressione e di trasmissione del segnale più efficienti nell’utilizzo della banda.

Bisogna intanto dire che il miglioramento della qualità dell’immagine è un fatto non solo di percezione soggettiva, ma di maggiore informazione effettivamente disponibile. Il livello di dettaglio arriva ad essere quintuplo rispetto alla definizione standard: si passa infatti da un quadro di 576 x 768 = 442K pixel ad un quadro di 1080 x 1920 = 2,1M pixel. Il rapporto d’immagine passa da 4/3 a 16/9, più naturale per l’angolo visuale dell’occhio umano. La scena è più ampia orizzontalmente (formato panoramico) e contiene molto più dettaglio, conferendole maggiore profondità. Da non trascurare, inoltre, la presenza dell’audio multicanale, che accresce notevolmente il senso di immersione dello spettatore nella scena. L’Alta Definizione non è solo un’esperienza visiva, ma anche auditiva. La risoluzione della HD si presta inoltre a schermate multimediali, che presentano allo stesso tempo immagini, filmati e testi, come siamo abituati a vedere su un browser per PC o per tablet.

La televisione digitale è una tecnica di rappresentazione del segnale video e audio in forma numerica, ossia come sequenza di cifre binarie (digit). La rappresentazione numerica o digitale del segnale video è essenziale per l’archiviazione su computer e server, ma risulta anche estremamente efficace per una trasmissione qualitativamente fedele del segnale. Nella radiodiffusione, terrestre o satellitare, la tecnica digitale è stata progressivamente adottata a partire dalla fine degli anni Novanta e oggi, in molti Paesi compresa l’Italia, ha completamente soppiantato la tecnica analogica, con cui la televisione era andata avanti per oltre cinquant’anni. Numerose sperimentazioni fino ai primi anni Novanta avevano dimostrato la non praticità di un segnale ad alta definizione in tecnica analogica. Per ragioni di efficienza di archiviazione e di trasmissione, i servizi televisivi in alta definizione vengono erogati solo con tecnica digitale. In questo senso, l’alta definizione è soltanto uno dei possibili formati offerti dalla televisione digitale, che supporta un’intera famiglia di formati: SD, HD, 3D, UHD1 e UHD2, oltre ai numerosi formati video disponibili su Internet.

HDTV(High Definition TV cioè TV ad Alta Definizione), è un termine generico che si associa ad un’ampia famiglia di sistemi per acquisire e visualizzare immagini televisive qualitativamente migliori rispetto a quello che tradizionalmente era possibile ricevere sulla TV di casa, indicata con il termine SDTV(Standard Definition TV, cioè TV a Definizione Standard). Anche se comunemente la definizione delle immagini viene correlata alla qualità delle stesse, tecnicamente non è così: la definizione è una caratteristica oggettiva, in base alla quale da decenni si sono costruiti gli apparecchi televisivi e si sono mandati in onda i programmi televisivi.Tecnicamente, la definizione è determinata dal numero di punti elementari in cui viene scomposta l’immagine, quindi è una caratteristica della ripresa. La definizione riferita alla qualità di un’immagine è misurabile anche in termini di numero di pixel rapportati alla dimensione. La risoluzione è invece il grado di dettaglio con cui viene ricostruita l’immagine sullo schermo, cioè dal numero delle linee e dalla quantità di punti collocabili su ogni linea, quindi è una caratteristica della visualizzazione.

Innanzitutto devi assicurarti che nella tua zona siano disponibili (via digitale terrestre, via satellite o via larga banda) trasmissioni ad alta definizione. Il tuo televisore deve avere uno schermo con una risoluzione ad alta definizione. Devi anche assicurarti che esso includa un decoder abilitato alla ricezione di segnali HD, altrimenti devi collegare al tuo televisore un decoder esterno abilitato alla ricezione di segnali HD.